Repetita iuvant

Non solo la TV non è affatto morta, ma gode di salute sempre migliore: abbiamo perso il conto delle volte in cui è stato detto, ma una in più non guasta. Se dieci anni fa questa poteva sembrare una tesi da conservatori incalliti, difesa per puro gusto della contraddizione, giorno dopo giorno si è rivelata un semplice fatto, comprovato da dati via via più numerosi ed evidenti.

Come quelli riferiti da TiVo, risalente allo scorso novembre e riportati da eMarketer, dai quali emerge che la maggior parte degli spettatoriresta concentrata sullo schermo TV, ancorché impegnata in attività di second screening: vale per almeno i tre quarti degli intervistati. O come quelli presenti nello studio della Consumer Electronics Association, che conferma la funzione aggiuntiva, non sostitutiva, del video online rispetto alla tradizionale programmazione televisiva.

Per la precisione, il 79% degli adulti statunitensi a guardare la TV, pur affiancandole fonti alternative di intrattenimento come i DVD o blu-ray discs e il videostreaming gratuito o a pagamento, più comune tra i giovani tra 18 e 34 anni.  Proprio il fatto che la visione "classica" sia uniforme in tutte le fasce d'età spinge a concludere che queste fonti non l'abbiano rimpiazzata, ma semmai completata. E a giudicare dalle disavventure patite dagli utenti delle new TV statunitensi durante la scorsa notte degli Oscar, manca davvero tanto (anche in termini infrastrutturali) prima che la Internet TV possa legittimamente candidarsi a erede della visione tradizionale. Come ha scritto Barbara Gentikow, "the future of television might be simply to be television, and nothing else": vale la pena di ripeterlo.