Netflix: se l’Europa piange (forse), l’America non ride (ancora)

Tenere il piede in due scarpe, anzi, tra le due rive di un oceano, potrebbe alla lunga rivelarsi scomodo per i servizi video OTT nativi degli USA, come Netflix. Su uno dei due versanti, quello europeo, lo scenario regolatorio – e insieme editoriale – comincia a complicarsi. Secondo le indiscrezioni diramate negli scorsi giorni, la società – insieme a suoi concorrenti come Amazon –  potrebbe dover far fronte all’obbligo imposto dalla Commissione Europea di produrre almeno un quinto dei suoi contenuti all’interno della UE.  In realtà, come ha fatto notare la società di ricerca Ampere Analysis, se si trattasse di produrli solo parzialmente entro i confini europei, la quota si rivelerebbe immediatamente molto meno irraggiungibile del previsto: il problema sorgerebbe solo nel caso in cui la produzione fosse integralmente, o per la maggior parte, vincolata a uno dei paesi europei.

A questo obbligo si associa poi l’allontanarsi della prospettiva di superamento del geoblocking per i contenuti video: oggetto dell’impegno del commissario Ansip, eppure probabilmente destinata a non vedere la luce. Un peccato agli occhi di Netflix, malgrado le apparenze: decisamente gradita agli utenti, la misura avrebbe forzato la mano ai detentori di diritti, risolvendo uno dei problemi del servizio SVOD, costretto di recente a limitare il proprio catalogo in base ai confini ed inibire l’accesso alle VPN, con buona pace degli abbonati internazionali (in costante crescita, 4,5 milioni aggiunti nell’ultimo trimestre) che hanno inutilmente pregustato il binge viewing sulle serie TV accessibili negli USA.

Ma se l’Europa piange (forse), l’America non ride – ancora. Paradossalmente, gli abbonati USA si lamentano a loro volta:  il catalogo del servizio è troppo concentrato sulla serialità (ribattezzato da qualcuno Netshowz), e troppo scarso  quanto a disponibilità di titoli cinematografici. Anche per rispondere a queste critiche, secondo TechCrunch, Netflix ha emesso un comunicato per ricordare che l’accordo con Disney – che aveva siglato con la società di Reed Hastings un contratto nel 2012 –  entrerà in vigore a partire dal settembre di quest’anno,  consentendo al servizio di trasmettere i film della major contemporaneamente alle TV via cavo come HBO (ma dopo il rilascio in DVD e BD). A partire da quest’estate, insomma, Netflix sarà ufficialmente la “casaa”  – come recita il comunicato – del cinema Disney, Marvel, LucasFilm e Pixar sulla pay-TV USA. Basterà per saziare gli abbonati statunitensi, e farli tornare a ridere? E riuscirà a non irritare ulteriormente gli abbonati internazionali, spingendoli a piangere?