Se il mobile video sempre più sembra la TV

Non tutto ciò che è mobile si muove: su queste pagine lo avevamo già  scritto tempo fa, sulla scorta di uno studio di Cisco. A confermare il fenomeno arriva da ultimo il nuovo Digital Video Benchmark di Adobe, relativo al primo trimestre dell’anno, che prende di mira in particolare la cosiddetta TV Everywhere. Secondo i dati raccolti da Adobe PrimeTime, non solo il 71% dei suoi spettatori .- vale a dire, di coloro che accedono a servizi video disponibili su più schermi – fruiscono dei contenuti da un solo luogo, ma si comporta allo stesso modo il 72% degli spettatori da dispositivi mobili – quindi da sistemi operativi iOS e Android. Invece di spostarsi, utilizzando i propri devices mobili in modalità on-the-go, questi spettatori restano fermi, e sempre nello stesso luogo. Sì, perché il suddetto luogo – verosimilmente il salotto televisivo di casa – abbraccia diversi dispositivi: televisori, games consolle, smartphone e PC.

Se l’equazione tra “mobile” e “in movimento” non regge, anche quella tra mobile video snack content sembra traballare. Stavolta i dati sono di Ooyala, e più precisamente del Global Video Index del Q1 2016: qui si parla di video streaming on demand, distinguendo tra i servizi in abbonamento – come Netflix: SVoD, subscription video on demand – e quelli sostenuti dalla pubblicità – come YouTube: AVoD, advertising video on demand. Dal report emerge che gli smartphone e i tablet contano insieme per il 55% degli atti di visione di contenuti dell’abbonamento video in streaming, superando i PC: il che lascerebbe trasparire un’esperienza di fruizione ormai più personale che collettiva. La notizia è che, anche da dispositivi mobili, la stragrande maggioranza di questi contenuti è rappresentata da long-form: vale a dire video più lunghi di 20 minuti (come film, episodi di serie TV, show e simili  – e non da “pillole” alla YouTube). Il che è certamente frutto del fatto che gli abbonamenti SVoD di per sé propongono quasi esclusivamente contenuti di lunga durata: ma, combinato con la porzione crescente di visione in generale riconducibile ai devices mobili (il 48% di tutte le visioni nel trimestre è mobile, con un incremento del 129% rispetto al 2014), fa dubitare del vecchio adagio secondo il quale bigger screens are better. Non solo è stanziale, quindi, ma il mobile video è anche sempre più lungo: sembrerebbe quasi la TV.