Su MTV va in onda una scatola nera. Letteralmente, visto che "Black Box" è il titolo della nuova trasmissione, partita il 4 febbraio e in onda tutti i giorno dal lunedì al venerdì alle 14.30. E anche in senso figurato, perché "aprendo" il format – quasi fosse un pacco di Affari Tuoi – scaturisce una serie di connessioni tra la TV e i nuovi media, che costituisce la sua fondamentale ossatura, come hanno già scritto diversi osservatori. Ma c’è un terzo senso in cui la scatola nera e la televisione che la trasmette sono intimamente legate.
La sostanza è semplice e ormai già nota: i ragazzi protagonisti del programma raccontano la loro storia alla telecamera – che la reinterpreta trasformandola in una fiction -, ma non dicono la verità, o almeno non tutta. Al personaggio principale se ne affiancano altri, che mettono in forse la sua versione e svelano aspetti ignoti che non collimano con la versione dei fatti presentata al telespettatore. Per scoprire come stiano le cose, bisogna uscire dalla televisione, per andare sul WEB o sul cellulare, dove si potrà vedere con i propri occhi come va a finire.
Sì, perché è tutta una questione di occhi, anzi, di sguardi. Fino a quando lo spettatore resta nella prospettiva televisiva, le versioni dei testimoni gli si moltiplicano davanti senza che nessuna riesca a ricostruire compiutamente un senso. E’ come se chi guarda restasse sempre in qualche misura cieco: per quanto guardi, non riesce a vedere, non attraverso il mezzo di rifrazione televisivo, che pur risultando la principale finestra di osservazione sulla scena, resta opaco, quasi respingente.
La funzione che la televisione svolge in questo caso mi sembra una interessante metonimia di quella che è stata storicamente la sua essenza: intesa a consentire il più ampio accesso possibile alla realtà, salvo sbarrare ai convenuti la strada a una comprensione più piena o addirittura all’intervento diretto nella porzione di mondo che veniva mostrato. Allo stesso modo, il ruolo risolutivo giocato dal web e dal cellulare – meno immediati dell’immagine che giunge dal tubo catodico, eppure depositari dell’unica chiave per interpretare quella stessa immagine – è significativo del loro compito nell’odierno scenario mediatico: dissolvere quell’opacità, per lasciar penetrare lo sguardo dell’utente (non più semplice spettatore) in profondità nel quadro; tanto a fondo da metterlo in grado, spesso e volentieri, di ribaltare la scena e ridisporla a suo piacimento.
In ultima analisi, la scatola nera del programma di MTV é la televisione stessa, l’oscura, gelosa custode di un contenuto che trapela solo per enigmi; fino a quando i nuovi media non intervengono a chiarificarli con il loro linguaggio, offrendo a chi guarda un insperato grimaldello per forzare i misteri dell’inaccessibile "black box".