Parte ReD TV: e gli spettatori stanno a guardare

La data è fissata per oggi: proprio oggi, tra un’elezione presidenziale americana e una celebrazione nazionale delle forze armate, debutta il canale televisivo satellitare ReD TV, meglio noto come "la TV di D’Alema". Lo fa con un’intervista (registrata) a Veltroni, ma poi si riscatterà passando subito dopo a trasmettere per tutta la notte la maratona elettorale statunitense (e senza collegarsi con i dirigenti del PD).

Come i più sanno, la nuova TV prende "fisicamente" il posto di Nessuno TV, che l’ha costituita insieme alla fondazione ItalianiEuropei e sulle cui ex frequenze (canale 890 di Sky) sarà possibile vederla. Dall’emittente fondata da Bruno Pellegrini eredita inoltre il direttore, Caprara, e il vicedirettore, Adinolfi (decisamente non un dalemiano: ma questo sembra importare poco agli amanti delle formule giornalistiche).

Basta per segnare una continuità? Caprara lascia sostanzialmente intendere che la nuova TV sarà altra cosa rispetto agli esperimenti di televisione "partecipata" – primo tra tutti, la Current TV di Gore – e alle Web TV che pullulano – e qui il riferimento, ancorché non esplicito, sembra sfiorare la Youdem della "concorrenza" veltroniana. Secondo le dichiarazioni del direttore, di fatto, la rete – almeno dalle 20 in poi – sarà sostanzialmente "generalista": e dunque i contributi del pubblico, rimanendo i benvenuti, dovrebbero essere abbastanza "evoluti" da poter collimare con questa identità.

Una precisazione che  potrebbe far pensare allo snobismo intellettuale consuetamente rimproverato al versante politico da cui l’iniziativa proviene. Eppure, a me pare una precisazione importante: che apprezzo tanto come sostenitrice dello schieramento opposto, che come tele-patica allergica a contaminazioni mediatiche mal riuscite. Se televisione ha da essere, che lo sia: con le sue Annunziate, i suoi Giannino, le sue Armeni (pure le sue Jebreal, vabbè, ma si sa che anche l’occhio etc. etc.). E senza far finta, per una volta, di rimettersi a una orizzontalità che nel campo dell’emittenza (e forse anche in quello della politica) ha davvero poco da dire.