Ci sono almeno due modi per leggere i dati forniti dal Pew Research Center sulle fonti di informazione delle elezioni presidenziali americane appena concluse. Uno è quello scelto da Marco Pratellesi, che sul suo "Mediablog" del Corriere li introduce affermando che "sarà, probabilmente, l’ultima campagna elettorale americana dominata dalla televisione".
Pratellesi riporta la tendenza rilevata dai ricercatori americani, che vede Internet sorpassare i quotidiani come fonte principale di informazione dichiarata dagli interpellati nei sondaggi. Significativamente, dalle scorse elezioni del 2004 a oggi il Web passa dal 10 al 33% delle preferenze, mentre i giornali crescono solo di un punto (dal 28 al 29%). La TV, che perde quattro punti, scendendo dal 76 al 72%, resta comunque la prima fonte di informazione per gli intervistati (soprattutto i più giovani).
Tuttavia, se si tiene presente che le risposte consentite sono più di una, il significato del quadro potrebbe non apparire più così univoco. Dalle tabelle traspare che l”utilizzo di Internet è cresciuto in tutte le fasce d’età; non altrettanto evidente emerge che questo avvenga a danno dei giornali o della TV – e difatti il vantaggio del Web è di gran lunga maggiore delle mancate crescite o delle flessioni di questi ultimi. In altre parole, esiste un secondo modo di interpretare i dati del PEW: constatare l’ottimo stato di salute dell’informazione via Internet, che oltre a guadagnare punti per sé innesca un circuito virtuoso che coinvolge anche gli altri mezzi di informazione, dai quotidiani alla radio. Quanto alla battuta d’arresto segnata dal piccolo schermo – dipendente stavolta in massima parte dalla variabile generazionale -, non deve far dimenticare il notevole scarto che la separa ancora dagli altri media (più del doppio rispetto alla percentuale del Web). E’ più facile eleggere per la prima volta nella storia un presidente nero, insomma, che liberarsi della TV- e lo sarà chissà ancora per quanto.