Decisamente, come è già stato scritto in questi giorni, parlare di "novità" per quanto riguarda l’esordio di un canale Mediaset su Sky – battezzato "Mediaset Plus" e in programmazione dal 1^ Dicembre – è esagerato. Non solo perché il palinsesto della rete consiste di fatto in un "centone" di trasmissioni del Biscione (Amici, Uomini e donne, Matrix, La Talpa, Maurizio Costanzo Show, Distretto di Polizia solo per citarne alcune) già ampiamente note al pubblico; o perché ad essere proposte al pubblico satellitare in effetti non saranno puntate inedite di ciascuna di esse, ma le repliche di quelle già trasmesse sul terrestre.
C’è invece una ragione in più per lasciare ogni speranza di innovazione: l’operazione stessa compiuta da Mediaset è tutt’altro che originale. E anche qui, non solo perché ci aveva già pensato da tempo il canale Rai Sat Extra, che ripropone sul satellite il meglio dei programmi RAI (con una finalità di servizio, più che di innovazione contenutistica). Ma perché la stessa Mediaset aveva già sperimentato lo stesso modello usando come apripista un’altra piattaforma televisiva, più inusuale di quella satellitare: la TV mobile.
Nello specifico, si tratta della televisione di Tre Italia, partita con il "meglio di" Canale 5, Italia 1 e Rete 4. In altri termini, a differenza dei due canali RAI, trasmessi per intero sul cellulare, quelli Mediaset sono disponibili sul DVB-H di 3 solo attraverso una selezione operata alla fonte, che include – non a caso – le stesse tipologie di programmi ora previste per il canale satellitare. Ora, se il senso editoriale di una simile operazione risulta più chiaro pensando a caratteristiche, limiti e occasioni d’uso del mobile, per il satellite il discorso è decisamente diverso. Resta il dubbio: meglio rallegrarsi per il primato fatto registrare in questo caso da un "nuovissimo" media, o crucciarsi per l’occasione di innovazione mancata da un media non più così nuovo, sia pure appena giunto alla maturità commerciale?