La parola chiave della TV del 2011 potrebbe essere "connessione". Connessione alla Rete, naturalmente: proprio come un PC, ma senza trasformarsi in un surrogato del computer di casa o in chissà quale strano ircocervo mediatico. Piuttosto, l'accesso a Internet serve alla TV per allargare il campo nel quale pescare contenuti video originali, selezionabili in maniera sempre più focalizzata in base alle preferenze dell'utente.
La connessione, secondo un rapporto degli analisti di Display Search, è la caratteristica più richiesta dagli acquirenti di nuovi televisori: il 21% di tutti gli apparecchi televisivi messi in commercio nel 2010 sono dotati di connettività internet; e il settore delle TV connesse crescerà dai 50 milioni di esempari a livello globale dell'anno scorso a più di 122 milioni nel 2014. Quando si dice connessione, tuttavia, è importante distinguere: se alcuni televisori si limiteranno a veicolare servizi più prettamente televisivi (tra i quali gli analisti annoverano anche Hbb.TV e YouView, nome commerciale del britannico e ormai famigerato progetto Canvas), altri apparati, più evoluti, della famiglia delle cosiddette "Smart TV", potranno accedere a applicazioni configurabili, sofisticati motori di ricerca e di navigazione, e interfacce visuali evolute.
Ma cosa ne penseranno gli spettatori/navigatori/utilizzatori (e a proposito, chissà se questo sarà l'anno in cui escogiteremo una nuova e convincente parola per indicarli)? Un rapporto di Informa Media della metà dell'anno appena trascorso metteva in guardia contro il rischio di stabilire un'approssimativa equivalenza tra audience potenziale e audience effettiva delle TV connesse. La prima, piuttosto facile da costruire, anche grazie alla trasformazione (quasi scontata, nel prossimo futuro) della connettività a Internet in una caratteristica standard dei nuovi televisori (un po' come oggi accade con il decoder digitale terrestre integrato: basti pensare che Sony mira a includere le capabilities di rete in almeno il 90% dei televisori prodotti dall'azienda nel 2011). La seconda decisamente più difficile, tenendo conto che in media i TV effettivamente connessi e attivi in Rete sono tra il 10% e il 20% di quelli venduti.
Le ragioni sono varie: per Informa, rientrano tra queste la mancata consapevolezza delle potenzialità di questi televisori, nella scarsità di interesse per i contenuti disponibili, e nella possibilità di accedere le stesse funzionalità attraverso altri apparati (come i lettori Blu-Ray anch'essi connessi). In più, il report di Display Search punta il dito sull' indisponibilità delle infrastrutture di rete, il cui sviluppo lascia a desiderare rispetto a quello dell'industria manifatturiera di schermi TV. Paradossalmente, accade che alcuni degli acquirenti di TV connesse non siano coperti da una banda sufficientemente larga da usarli, e abbiano piuttosto acquistato i dispositivi per altre ragioni (come ad esempio un sistema di home-theater integrato).
L'utilizzo intensivo di banda larga potrebbe mettere in seria difficoltà l'utilizzo delle applicazioni video più avanzate, costrette a fronteggiare una rete incapace di tenere il passo con la loro innovazione. Già oggi Netflix negli USA da solo vale il 20% del traffico Internet: se la diffusione delle TV connesse procedesse con l'entusiasmante velocità annunciata, questo potrebbe voler dire che a breve, come direbbe Tarantino, qualcuno avrebbe un problema.