Prima di sedervi in poltrona a guardare "Crulic", il lungometraggio vincitore del Cristallo – il premio più prestigioso assegnato all''ultimo Festival internazionale del film d'animazione di Annecy – sarebbe meglio che mandaste i bambini a letto. Non per lasciare il posto ai loro fratelli più grandi, come accadrebbe con la programmazione di prima serata di canali come MTV, o più di recente Italia2; ma perché né gli uni né gli altri si divertirebbero, probabilmente, di fronte a una storia che somiglia più a quelle intraviste nei telegiornali cari ai loro genitori.
"Crulic", la storia di un cittadino rumeno ingiustamente detenuto in Polonia che si lascia morire di fame in carcere per protesta, non è semplicemente un cartone animato per "grandi". E' invece la prova di quello che già da tempo chi frequenta Annecy è andato scoprendo: che l'animazione è un linguaggio, e uno dei più efficaci, per raccontare storie: e quindi anche per documentare vicende, trasmettere testimonianze, insegnare, oltre che divertire.
Non solo il documentario vincitore, ma molte altre delle opere in gara – che fossero lungo- o cortometraggi, opere prime o chicche d'autore -, non erano "semplicemente" cartoni animati, ma produzioni cinematografiche di tutto rispetto, con specificità tecniche che le avvicinano talvolta a vere creazioni artistiche (basta dare un'occhiata al bellissimo e avanguardistico short "Aalterate"). Un discorso a parte va fatto per i prodotti seriali specificamente concepiti per la televisione: le serie animate restano di fatto nell'alveo infantile, pur allargandosi fino al pubblico adolescenziale. Anche in questo caso, però, non si può escludere una prossima evoluzione: dato che nello stesso mondo televisivo l'animazione è già ben presente in un altro genere di prodotti, quelli pubblicitari o realizzati su commissione (cui è stata dedicata una sezione a parte del Festival).
E se il film vincitore del Festival è una coproduzione rumeno-polacca, alla contemporanea Fiera dell'animazione fanno bella mostra di sé gli stand russi, indiani, oltre che quelli coreani e naturalmente cinesi. Un mercato ormai compiutamente globale, che si confronta con una parallela e comparabile estensione dello sfruttamento dei diritti, che vede il prolungamento del ciclo di vita delle produzioni e la moltiplicazione delle finestre, accanto a una intensa opera di riciclo, riutilizzo, recupero, restituzione al pubblico sotto qualsiasi forma possibile – dal fumetto al merchandising. Decisamente, insomma, i cartoni animati sempre più non sono solo "roba da bambini".