Quanti sono gli spettatori del video online? La domanda, apparentemente banale, diventa più interessante se si pone una distinzione tra il numero di abbonati ai servizi di videostreaming – come Netflix – e coloro tra questi che effettivamente fruiscono del servizio, vale a dire guardano i programmi. Per quel che riguarda gli abbonati, i dati comunicati da Netflix sono piuttosto chiari, e suonano bene: nel primo trimestre del 2014 sono cresciuti ancora, fino a raggiungere i 35,7 mln negli USA e gli 11,7 negli altri mercati internazionali in cui il servizio è disponibile (a brevissimo anche Francia e Germania, non così per l’Italia). Ma se si passa a esaminare i dati sull’audience, tanta chiarezza svanisce: al proposito, la società continua a non rilasciare dati ufficiali limitandosi a dichiarare che gli ascolti siano comparabili con quelli dei “grandi broadcaster e network via cavo”. Come ha giustamente notato Jason Lynch, questo significa tutto e niente: un paio di milioni di spettatori farebbero felici molti operatori via cavo, ma non sarebbero considerati sufficienti da CBS, che per festeggiare aspetterebbe di aver raggiunto almeno i 10 milioni.
Il dubbio non riguarda solo il mondo del video. Il numero degli ascoltatori della musica digitale in streaming sembra altrettanto aleatorio, almeno stando ai numeri diffusi dal leader di mercato, Spotify: quasi la metà degli utenti del servizio, una volta selezionato un brano da ascoltare, lo abbandona prima che finisca, e il 25% addirittura entro i primi 5 secondi. Non solo, quindi, essere abbonati ed essere fruitori sono due concetti diversi – così come nel caso del video online, non basta aver aderito all’offerta e versare regolarmente ogni mese la propria quota, per poter essere considerati a tutti gli effetti in forza all’audience digitale -; ma anche una volta diventati fruitori, la profondità di questa fruizione è ancora tutta da investigare, con strumenti diversi da quelli solitamente utilizzati. Non basta, insomma, contare le teste davanti allo schermo, o con le cuffie alle orecchie, per avere la certezza che quel che accade sia davvero guardare, sia davvero ascoltare.