I risultati del secondo trimestre dell’anno non sono rosei per le pay TV USA, che si tratti di operatori via cavo come Comcast, o di providers IPTV come AT&T e Verizon. Comcast ha ridotto significativamente le disdette, che tuttavia sono lungi dall’arrestarsi: nel 2q gli abbonati in fuga raggiungono in ogni caso i 69mila. Per quanto riguarda AT&T, la sua unione con il servizio IPTV di Verizon, FiOS, non è servita a riprendere quota: i due messi insieme sono riusciti a realizzare solo 4mila acquisizioni. Vedremo cosa accadrà nel prossimo trimestre, quando si sentiranno gli effetti della fusione ormai completata tra AT&T e l’operatore satellitare DirecTV, grazie alla quale è nato il più grande provider di pay TV del mondo: anche per DirecTV gli analisti prevedevano pochi giorni fa un futuro di recessione, ed è per questo probabilmente che le dichiarazioni di AT&T sull’accordo si sono concentrate sull’importanza dell’offerta multiscreen – con un focus decisivo sullo streaming.
Certo, c’è la stagionalità; ma quello che sta accadendo somiglia piuttosto a un trend di lungo corso mostra i progressi degli operatori frenare decisamente e assottigliarsi almeno da due anni: per fare solo un esempio, il servizio IPTV di Verizon, FiOS, poteva vantare 140mila nuovi abbonati nel secondo trimestre 2013, e 100mila nello stesso periodo del 2014. Come se ne esce allora? Magari, come ipotizza il Wall Street Journal, buttandosi sullo shopping di società media che sembrano avere una maggiore presa sul pubblico meno affezionato alla televisione, quello dei giovanissimi – visto che, secondo uno studio di Hub, solo il 26% degli spettatori dai 16 ai 25 anni è abituato a guardare anzitutto la TV lineare, e il 40% preferisce convertirsi al video online, individuando in Netflix la propria TV di riferimento.
In generale, la live TV detiene ancora la quota di maggioranza del mondo video – il 34% del totale degli spettatori la indica come la prima scelta di visione – ma la quota nel 2013 raggiungeva il 50%. Come ricorda il WSJ, i più giovani hanno da sempre disertato il piccolo schermo – ragione per la quale gli inserzionisti pubblicitari hanno da sempre destinato più risorse al tentativo di raggiungerli: se la pay TV riuscirà ancora ad attirare queste risorse dipenderà dall’innovazione editoriale, oltre che da quella tecnologica e di prodotto. E siccome Netflix, così amato dai millennials, ha dimostrato di saperci fare in tutti e tre i casi, sarebbe un errore non darsi una mossa.