Cosa possiamo imparare dai report sull’audience televisiva pubblicati in questi giorni? Tanto lo studio di IHS sui tempi di fruizione televisivi, concentrato sui sei maggiori paesi del mondo occidentale – USA, UK, Francia, Germania, Spagna e Italia – quanto il TV&Media Report 2015 del ConsumerLab di Ericsson mostrano le stesse linee di tendenza. Anzitutto, secondo IHS, cresce in generale il numero di minuti giornalieri dedicati alla visione time-shifted (cioè mediata dai Personal Video Recorder sul modello di MySky), o alla fruizione di video online; ma anche laddove la quantità di visione “innovativa” risulta più importante – come in Gran Bretagna -, non regge comunque il confronto con il tempo speso a guardare i canali lineari, che in UK nel 2014 ammontava a tre ore al giorno, contro i 67 minuti dedicati alla catch-up TV o allo streaming video.
Più o meno un terzo del tempo totale di visione è dedicato al video on demand, quindi, come afferma anche Ericsson: in quest’ambito rientra anche YouTube, che il report del ConsumerLab significativamente identifica con la maggiore fonte di video UGC. Se si eccettuano i video musicali, in effetti, il consumo della piattaforma è principalmente orientato ai contenuti di tipo educational o how-to, non all’intrattenimento: una fruizione non sovrapponibile, quindi, a quella tradizionale, come del resto è ormai evidente ai più. La TV lineare, sostiene Ericsson, conserva un ruolo importante, non solo in Italia – il paese europeo nel quale si guarda più televisione “classica”, secondo IHS -, ma più in generale ovunque le famiglie si raccolgano attorno al focolare domestico per condividere la visione degli eventi sportivi o dell’intrattenimento live. Still (a)live and kickin’: la liveness, malgrado l’avanzata del binge viewing, mantiene quasi intatta la sua forza, anche grazie al potere di attrazione dei contenuti premium.
Il confronto tra TV tradizionale e nuove tipologie di video, insomma, si gioca non tanto sul time budget, quanto sulla penetrazione, ormai sempre più ampia. Proprio perché le nuove TV non sostituiscono, né tanto meno “uccidono”, quella vecchia, accade che le si affianchino – con tempi, modi e scopi diversi – presso fasce sempre più larghe di popolazione. E’ vero, a guardare video da mobile sono principalmente i teenagers (ancora Ericsson): ma l’incremento generale degli spettatori da dispositivi mobili è stato del 71% dal 2012. E tutti si dedicano principalmente ai video pubblicati da altri utenti: a ulteriore riprova che modalità di fruizione diverse presidiano diversi giochi mediali. Fermarsi alle deplorazioni (come quelle per il consistente numero di ore passate dagli italiani di fronte alla TV) non basta più: di certo non aiuta a capire cosa stia realmente accadendo nel mondo degli schermi.