Chi sono davvero i millennials? Forse non un mondo totalmente a parte. Secondo una ricerca di Nielsen, che esplora l’influenza dell’età sulle scelte di consumo a livello globale, chi ha tra 15 e 20 anni, ad esempio, mostra una sorprendente preferenza per la lettura rispetto alla TV o ai videogames (ma non all’ascolto di musica) come attività preferita per il tempo libero. Mentre per chi ha da 21 a 34 anni la TV mantiene il suo primato come fonte di informazione privilegiata (anche se in percentuale minore rispetto ai rispondenti più anziani). Una conferma arriva dal World Television Day, celebrato lo scorso 21 novembre, in occasione del quale gli operatori televisivi di tutto il mondo hanno diramato una serie di risultati di ricerca sul consumo televisivo. Risulta chiaramente come la TV continui a dominare il mondo dei più giovani, non solo in termini di tempo speso ma anche di quantità di video fruito e di preferenza più generale – senza contare che resta il mezzo con il più ampio reach.
Eppure, fenomeni come Whistle Sports, la start-up che produce video sportivi (come approfondimenti e backstage) tra l’altro per YouTube, sembrano contraddire questo quadro. In base ai dati raccolti sui propri utenti, Whistle Sport afferma che YouTube e FB siano i canali preferiti per questo tipo di contenuti, anche grazie alle potenzialità da influencers dei campioni loro beniamini. Sulla stessa linea si posiziona una comprensiva indagine di OFCOM, secondo la quale i ragazzi britannici trai 12 e i 15 anni optano per il servizio video di Google, invece che per la TV.
Forse è presto, insomma, per liquidare i millennials come “già vecchi” e affermare che “il nuovo marketing sarà age-agnostic“: gli stili di fruizione mediale, e quindi le occasioni di contatto, continueranno a essere distinti. L’importante è non generalizzare questa distinzione, estendendola indebitamente a tutti gli ambiti: i dati Nielsen mostrano come i più giovani condividano in larga parte con le fasce d’età più avanzate aspirazioni e prospettive, come la casa di proprietà (una priorità per il 22% dei millennials), ma anche comportamenti e addictions, come quella verso i dispositivi elettronici, che distraggono persino dai pasti (vale per il 38% dei millennials, e addirittura per il 52% dei boomers). Ulteriore riprova di come per i marketers sia opportuno abbandonare gli stereotipi legati all’età, se non vogliono che i loro target invecchino precocemente.