Il futuro del video on demand è tematico: questo sembrano suggerire le ultime evoluzioni del mercato neotelevisivo. Tutto lascia pensare che alla prima fase di sviluppo dei servizi video on demand, in particolare quelli in abbonamento – come Netflix, Hulu e Amazon – stia per fare seguito una seconda fase, nella quale ogno provider si specializzerà in un genere di programmi.
A confermare questa direzione, ad esempio, è il lancio da parte di Sky di un nuovo servizio on demand, che debutterà il prossimo 1 marzo. Qui si tratta di attaccare Netflix sul suo stesso terreno, vale a dire le serie TV, che da tempo rappresentano il cuore dell’offerta del provider SVOD (che aveva anzi attirato critiche disamorate per essersi concentrato ormai unicamente sui TV shows). Su SkyBoxSets saranno disponibili da subito circa 100 titoli seriali, con tutti gli episodi, in maniera da incoraggiare il binge viewing: a genere editoriale, sempre più, corrisponde modalità di fruizione e occasione d’uso, e a questa corrisponde a sua volta organizzazione dell’interfaccia e del catalogo: in una parola, un servizio dedicato.
Ulteriore esempio è la scelta di NBC, che per uscire dai confini nazionali punta invece sui reality show: lo sbarco internazionale in modalità OTT avverrà con il marchio Hayu, un servizio subscription video on demand che si rivolge direttamente allo spettatore. NBC scommette su un target giovane e femminile, rendendo disponibili in UK, Irlanda e Australia show come i Kardashians o Real Houseviwes, in day-and-date con gli USA. Un ulteriore tassello – il pubblico – si aggiunge in questo modo al principium individuationis del servizio, che acquisisce un’identità sempre più precisa. Dopo essersi fatta personalizzabile e everywhere, la nuova TV sembra (ri)prendere una sua forma, smettendo di proporsi come generalista: proprio come era accaduto alla sua veneranda antenata.