Tutti insieme, oppure uno alla volta. In Europa, oppure negli Stati Uniti. Una trentina, oppure più di cento. Nel futuro della nuova TV compaiono inesorabilmente all’orizzonte i “vecchi” canali televisivi: almeno stando alle ultime novità provenienti dal mondo dei servizi di video streaming in abbonamento, e relative a protagonisti del mercato come Hulu e Amazon. Il primo, un servizio subscription video on demand statunitense sorto dall’iniziativa di alcune majors – per la precisione, Disney, 21st Century Fox, Comcast e Time Warner – ha lanciato all’inizio di Maggio in versione beta un servizio di TV live, Hulu Live TV, che include una sessantina di canali, oltre naturalmente al catalogo SVOD di film, serie TV, cartoni animati e produzioni originali (come “The Handmaid’s Tale”). Il posto d’onore è naturalmente riservato agli eventi e ai programmi sportivi, che si confermano il contenuto d’elezione per la diretta. Il secondo, che com’è noto offre ai sottoscrittori del programma Prime anche un servizio SVOD, ha appena lanciato in UK, Germania e Austria un’offerta aggiuntiva con più di 40 canali live (25 in Germania e Austria).
In altre parole, i clienti Prime, nonché spettatori dei contenuti video on demand del colosso e-commerce, possono ora decidere di abbonarsi anche a uno o più canali in diretta, principalmente provenienti dal network Discovery, come Eurosport Player (anche qui lo sport ha un ruolo da protagonista), ma anche ITV Hub+, Mubi, MGM e in Germania e Austria Cirkus, GEO Television e Syfy Horror, con prezzi che variano da £1,99 a £9,99. Amazon, a dire il vero, aveva già mosso i primi passi in questa direzione con il suo Streaming Partners Program, lanciato due anni fa negli USA, portando agli spettatori i canali di ShowTime, Starz e AMC Networks; nello stesso contesto e nella stessa direzione si sono mossi AT&T con DirecTV e Google con YouTube TV. Ma se in territorio statunitense il fenomeno del cord-cutting, la rinuncia all’abbonamento televisivo via cavo per dedicarsi alla visione on demand (e limitare le spese), è già da tempo dilagante, l’iniziativa europea porta la società di Seattle a diretto confronto con un colosso come Sky, che a dispetto delle novità tecnologiche e di offerta nel campo del video mantiene ben saldo il comando. Gli ultimi risultati annunciati dalla società di Murdoch parlano di segni positivi in tutti i tre territori presidiati, sia per quanto riguarda la crescita degli abbonati che dei ricavi.
Non a caso, tuttavia, già da tempo Sky ha preso posizione nella contesa con Now TV, che ha coniugato l’identità propria del mondo OTT TV – fatta di corposi cataloghi di video on demand accessibili con abbonamenti snelli e senza lock-in – con quella del tradizionale bundle televisivo a pagamento, ricco di canali live – e anche in questo caso con un posto di primo piano riservato allo sport in diretta. La stessa scelta compiuta, negli USA, da operatori satellitari analoghi, come Dish Network con Sling TV, antesignana del riposizionamento in campo over-the-top dei grandi attori del mercato TV tradizionale. Secondo Ampere Analysis, players come Netflix o Amazon Prime Instant Video competono con il servizio di Sky per sostituire a tutti gli effetti la TV tradizionale: a stretto rigore, tuttavia, Netflix appartiene a una famiglia diversa, quella dell’on demand “puro”, della quale è stato per molti versi il capostipite, e a cui è rimasto fedele. La mossa di Amazon, così come quella di Hulu – in buona compagnia di Sky, Dish Networks, Sony e altri – sembrerebbe invece rivelare la chiara ambizione di soppiantare definitivamente le “vecchie” fonti di intrattenimento televisivo: cambiando le formule d’offerta, aggiungendo contenuti esclusivi e originali, proponendo flessibilità nei modi e nei tempi di visione, eppure infine ricorrendo alle loro stesse,”vecchie” armi: i cari, “vecchi”, canali live.