Il panel internazionale del convegno "AGCOM 2.0", moderato venerdì scorso da Augusto Preta, trasudava ottimismo sul futuro della TV. Tanto i rappresentanti dei broadcaster, come BSkyB, quanto quelli delle piattaforme – come XBox Microsoft e Samsung – si sono (ri)trovati d'accordo sull'affermazione della relatrice di YouTube, Ferreras: "the content is king"; e dunque sulla necessità di assegnare la preminenza alla "materia dei sogni", ognuno per la propria parte.
Ad esempio, come Samsung, programmando le nuove TV connesse perché si accendano su una lista di raccomandazioni misurate sulle ultime fruizioni dell'utente, invece che banalmente sull'ultimo canale visionato. Oppure, come Microsoft, adoperandosi per offrire un'esperienza di fruizione il più possibile uniforme attraverso i vari apparati della famiglia, incluse le games consolle. O ancora, come BSkyB, mettendo al centro i content owners e la loro capacità di crescita, con investimenti crescenti su produzioni originali, e cogliendo l'occasione degli smart devices per aumentare l'offerta di intrattenimento verso i clienti già esistenti e per attrarne di nuovi.
Tutto rose e fiori, insomma; o forse no. Il mercato delle TV, secondo i dati mostrati da Bosio di Samsung, nei primi 10 mesi del 2013 è sceso del 16,4% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente; e la crescita della componente smart, particolarmente sul segmento di fascia elevata, non è bastata a compensare il divario. L'azienda coreana, o meglio la sua branca dedita alla produzione di apparati televisivi, è corsa al riparo con soluzioni modulari, che consentono di sostituire la sola "intelligenza" del TV set invece di cambiarlo prima dei canonici 4 anni (tempo medio del suo ciclo di vita oggi nel nostro paese).
Bosio non ha fornito numeri sulla percentuale di televisori connettibili che vengono effettivamente connessi: un dettaglio che avrebbe aiutato, anche considerando le informazioni fornite subito dopo da Duico di Microsoft: oggi il tempo dedicato alla fruizione video su XBox supera negli Stati Uniti quello dedicato al gioco vero e proprio, ma questo non avviene in Italia – mentre qualche tempo fa sembrava che l'accoppiata games consolle-TV avrebbe sbaragliato gli avversari sul campo della connessione finalizzata alla fruizione video.
L'impressione è che non saranno eventuali ulteriori innovazioni hardware o software a poter imprimere una svolta a questa situazione: proprio perchè il contenuto è re, poco o nulla cambierà finchè non verranno superati i vincoli tra i quali ancora oggi il mercato del video online deve muoversi (primo tra tutti, quello delle finestre di distribuzione). Senza una svolta nella creazione, programmazione e distribuzione di contenuti originali, a nulla varrà prefigurare scenari come quello dipinto in conclusione da Bosio - una "smart home" in cui il televisore, possibilmente a schermo curvo, diventa l'ideale hub di un avanzato sistema di domotica -: suggestioni già sentite qualche anno fa, che potrebbero rivelarsi ancora attuali, ma certamente non centrali.