Il primo è in vendita, e la fisionomia del miglior offerente è ancora lungi dal profilarsi definitamente all'orizzonte. Il secondo, dopo un avvio colmo di promesse, è stato bloccato, ribattezzato, abbandonato e ripreso, più volte rimandato, finché il suo lancio è stato fissato alla primavera del 2012, con un ritardo difficilmente conciliabile con i suoi intenti.
Il primo è Hulu, il portale di video online nato della joint venture tra NBC, Fox e ABC, oggi conteso in un'asta dal valore pressoché stellare tra almeno cinque compagnie interessate a guadagnarsi un ruolo maiuscolo nel mercato della "Over-the-top TV" (tra le quali Google, Yahoo, Amazon). Il secondo è YouView, meglio noto agli addetti ai lavori come Progetto Canvas, avviato in Gran Bretagna per iniziativa della BBC, che ha aggregato broadcasters tradizionali e innovativi e compagnie di telecomunicazioni intorno all'idea di sviluppare una piattaforma aperta e accessibile per fornire contenuti e servizi online attraverso set-top-box e interfacce condivise. Uno standard, insomma, per la "Over-the-top TV", che dal 2009 ha tuttavia incontrato sul suo cammino difficoltà commerciali e regolatorie, fino a dilazionare il lancio fino al prossimo febbraio.
Sia Hulu che Canvas sono stati evocati durante il RomaFictionFest, nel convegno dedicato a "Come le serie cambiano la TV". Ma più ancora che di un'evocazione, si è trattato di un auspicio: della possibilità di realizzare, in un'ottica più lungimirante dell'attuale isolazionismo, la "convergenza" tra i principali attori dello scenario della nuova TV, oggi chiusi ciascuno nei propri portali, servizi e set-top-boxes. La "Hulu" italiana, o il "Canvas" italiano, almeno nelle intenzioni, dovrebbero fungere da volano per servizi e contenuti over-the-top: ovviando all'attuale situazione di frammentazione, nella quale, in mancanza di uno standard non solo per i dispositivi terminali, ma anche per le piattaforme, e più ancora per le interfacce, è proprio il caso di dire che tra le due TV nessuno gode.
Eppure, la domanda sorge spontanea: se neppure i due illustri esempi citati sono ancora riusciti nel loro obiettivo, è realistico pensare che questo accada in Italia? Per quanto riguarda Hulu, il suo successo è indiscusso: ma come ha scritto l'Huffington Post, tanto valore è strettamente legato alle politiche sui contenuti delle majors (che non è detto restino analoghe anche dopo essere uscite dal deal) da un lato, e dall'altro alle questioni che – ebbene sì, anche oltreoceano – riguardano il video delivery sulla Rete. Quanto a Canvas, il suo (unico?) vantaggio finora è senza dubbio stato quello di raccogliere tutti gli attori intorno ad un tavolo precisando esattamente il ruolo di ciascuno. Ma proprio questa precisione, caratteristica dello spirito british, temo sia la più difficile da esportare sul continente: specialmente se si tratta di raggiungere le sue propaggini più meridionali.