In questi giorni mi rimboccavo le maniche, mettendo mano a un ambizioso quanto interessante progetto di ricerca sull'audience delle nuove TV. E nel frattempo mi chiedevo se il metodo scelto – quello etnografico, che presuppone la presenza e il coinvolgimento del ricercatore sul campo (l'esempio classico è quello dello studioso che guarda la TV di sera in salotto insieme alla famiglia da osservare) – possa essere applicato unicamente a un campo "fisico", o non piuttosto anche a uno "virtuale". Trattandosi di "nuove TV", in altri termini, avrebbe del tutto senso che l'osservazione partecipante avvenisse non nel salotto di casa (come da tradizione consolidata dell'etnografia televisiva alla Morley), ma direttamente in Rete.
Si tratta di un'ipotesi percorribile? Nel nostro paese c'è già chi, traducendo in strumentazione di ricerca un bagaglio culturale inclusivo del web 2.0, ha inaugurato ricerche di "etnografia digitale", o per meglio dire di "netnografia". Alla prova degli ultimi studi promossi dai suoi membri, il Centro Studi Etnografia Digitale ha incontrato la vivace risposta di quello che negli studi stessi era definito "mondo culturale alternativo e resistente"; una resistenza che, nello specifico, si è esercitata a proposito dei risultati della ricerca che lo riguardava. Caso non infrequente nella lunga storia degli studi sociologici, e che ha a che fare con l'antico iato mai completamente colmabile tra l'ottica del ricercatore e quella del lettore, entrambe esercitate su un testo, ma in modi completamente diversi.
Cosa accadrebbe se il testo fosse quello televisivo? Come sarebbe possibile condurre una ricerca sul consumo di "nuove TV" tra i pubblici (al plurale) presenti in Rete, quali sarebbero i vantaggi, quali i rischi? A queste domande , applicate all'etnografia "tradizionale", avevo già dato risposta, prendendo ad esempio le distanze dalla tecnica dell'"osservazione partecipante" applicata a un'unità di tempo e di luogo ben vincolata – ciò che l'ubiquità e la distribuzione temporale della fruizione di queste innovative entità mediali spingono all'assurdo. Ma alle stesse questioni, traslate nel contesto meno palpabile (eppure non per questo meno concreto) della Rete per ora ho dato risposta solo parziale: che l'unico modo per completarla sia iniziare a navigare?