TV e WEB? Sì, ma separati

La notizia arriva da Nielsen, rimbalzata attraverso il solito Mashable: negli Stati Uniti circa 134 milioni di persone ha ammesso di fare almeno una volta al mese uso… no, non di stupefacenti, ma di TV e WEB insieme. La notizia sta nel fatto che questo non avviene attraverso uno dei fantasmagorici apparati che dovrebbero o vorrebbero incarnare la convergenza tra i due mezzi (che so, un apparato OTT o una consolle connessa): ma, più banalmente, attraverso l'utilizzo simultaneo di un PC e di un televisore. Sì, simultaneo: stravaccandosi su un divano come un qualsiasi telespettatore, e nel frattempo tenendo sulle ginocchia (o su uno dei sempre più diffusi tavolini per notebook da divano – prima si trovavano quasi solo da Ikea, ora ce ne sono di bellissimi, anche di design, fatto che parla da sé -) un computer portatile.

Un dato che ci dice molto: non tanto sulle capacità neuronali di una varietà di Homo che definire semplicement "sapiens" ormai comincia a sembrare obsoleto, ma soprattutto sul concetto stesso di "convergenza". E non perché avalli questo concetto, ma perchè al contrario gli assesta un colpo micidiale. Utilizzando insieme PC e TV (magari per twittare di fronte), gli spettatori-navigatori mostrano di avere ben chiara la lezione che, al contrario, gli addetti ai lavori non hanno ancora digerito completamente: quella dell'autonomia, dell'identità, della diversa destinazione d'uso di ogni media, meglio vissuto e usato se congiunto, ma mai sovrapposto o integrato, agli altri. Un PC è un PC: per quanto collegato, dialogico, ricettivo nei confronti della TV. E una TV è una TV: per quanto connessa, digitale, ricca di contenuti non lineari. Si possono affiancare con reciproca soddisfazione e guadagno: migliori che se si provasse a "incastrarli" l'uno nell'altro.

Lezione che tanto le esperienze passate (una tra tutte, quella della cosiddetta mobile TV: viva e valida ancora, in quanto altra da ciò che avrebbe dovuto essere) quanto quelle in corso dovrebbe aver reso ben chiara. Continuare a parlare di convergenza, intendendo un mal congegnato, utopico, approssimativo matrimonio tra mezzi di comunicazione, continuerà nel migliore dei casi a generare ibridi, che prendendo poi una loro strada si riveleranno tutt'altro che figli dell'unione sotto i cui auspici erano nati; e nel peggiore, a non approdare neppure a questa nascita, fermi al palo di una innovazione attenta solo a se stessa, mentre tutt'intorno fioriscono le gemme delle esigenze (e delle soluzioni) vere.

  • Paola |

    Emilio: Puoi assolutamente farlo: ma che vantaggio c’è a chiamarla TV invece di “web video” o simili?
    Sarà difficile, anche se potresti essere al momento disposto a dichiararlo, che tu abbia mai voglia di utilizzare un unico, super TV-PC-cellulare per fare tutte queste cose insieme: questa è la convergenza che vedo ancora, e per fortuna, lontana.
    Paola

  • emilio |

    …io interpreteri invece il dato come una fase di transizione in cui l’utente medio, non ancora abituato ai benefici offerti dai nuovi social/digital media e forse ancora troppo abituato ed “affezionato” ai vecchi media tradizionali, fa coesistere i due modelli di consumo di media.
    La cosa interessante è però che le nuove tecnologie creano canali alternativi, anzi innovativi, su cui fruire un media che prima era fruibile solo in salotto sul “sofà”… ben venga la convergenza, e ben vengano le forme alternativi di televisione che creano nuove occasioni d’uso (eg. sul desktop del pc, mentre consumi un panino al volo in una pausa pranzo di cinque minuti, come la mia in questo momento…).
    Perchè se posso twittare dal cellulare mentre guardo la TV svaccato sul divano, non posso – ribaltando l’ordine – guardare un video (magari breve…), mentre lavoro al pc incravattato con i gomiti sulla scrivania?

  • Eleonora |

    sottoscrivo parola per parola!

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