E’ innegabile che, con la nascita di "Sport più", il nuovo canale RAI sul digitale terrestre che prenderà avvio il prossimo 10 maggio con il Giro d’Italia, dedicato esclusivamente agli eventi sportivi – soprattutto in diretta – si arricchisca ulteriormente la fisionomia dell’offerta della TV pubblica sulla nuova piattaforma. Non si può dire però che si completi: visto che sul DTT era già presente Rai Sport Sat, importato come molti altri canali dal satellite, realizzato dalla stessa testata, con una copertura dei vari sport quasi a 360°.
Una sovrapposizione che invita a riflettere sulla strategia scelta da RAI per presidiare il DTT. L’iniziale "prestito" di canali satellitari, per quanto utile possa esser stato a garantire la partenza del servizio con un bouquet più ricco, appare ormai inadeguata alla domanda, specialmente dopo la partenza dei canali Mediaset del gruppo "Gallery", che hanno inaugurato un modello di offerta innovativo tanto come pacchetti che come pricing.
Bene fa quindi RAI ad arricchire il proprio bouquet, anche intervenendo su aree di contenuto già presidiate: ma la spinta del mercato imporrebbe di preoccuparsi, oltre che dell’aspetto editoriale, anche di quello del marketing. In altri termini, sarebbe ora di domandarsi se il modello del canale tematico, che ha dominato la TV satellitare al suo nascere, continui ad essere quello ideale e più adatto alle esigenze dei consumatori anche su DTT. Il fatto stesso che il nuovo canale sportivo sia visibile anche da satellite pone il dubbio sull’effettiva consapevolezza della TV pubblica circa la necessità di adeguamento dei contenuti alla specifica piattaforma.
Continuare a trasmettere palinsesti in chiaro, organizzati come "flusso", alieni dall’interattività e senza un pricing specifico (che la missione di servizio pubblico non impedirebbe certo alla RAI di studiare, anche in via sperimentale), è in palese controtendenza rispetto all’evoluzione televisiva dell’ultimo decennio, sempre più orientata alla parcellizzazione editoriale e di marketing, sempre più personalizzata, sempre più specifica in base alla piattaforma di trasmissione – satellite, DTT, IPTV, mobile. Non sarebbe ora che anche la TV pubblica ne prendesse atto, perché, oltre ai nuovi canali, riuscisse finalmente a nascere anche il digitale terrestre?