Diciamo la verità: la trasmissione dal vivo ha sempre il suo perché. Per quanto inarrestabile sia l’avanzata del video on demand, per quanto ampi, allettanti e ben presentati possano essere i cataloghi online di film, serie TV, cartoni animati, per quanto irresistibile si presenti la tentazione del binge viewing, l’emozione della liveness resta intatta. E’ la liveness a sostenere il connubio ormai consolidato tra Twitter e la TV, in cui l’inarrestabile flusso della diretta e del suo parallelo commento sono accomunati dal qui e ora; è ancora la liveness a contribuire al singolare fascino del personal broadcasting, testimoniato dall’arrembaggio di app come Periscope e Meerkat – ormai entrambe disponibili sia su Google Play che su Apple store (per quanto siamo ancora lontani dal poter parlare di diffusione di massa).
La diretta è anche l’ingrediente essenziale di Twitch, la piattaforma video dove godersi le altrui partite con i videogames, esattamente nel momento in cui vengono giocate. Per fronteggiare la sfida rappresentata dal servizio – che Amazon ha soffiato a Google lo scorso anno, acquistandolo per 970 mln $ -, la stessa Google ha lanciato su YouTube un aggiornamento del player video – il nuovo HTML5, che ha soppiantato Flash. Il nuovo live stream a 60 fps garantisce un deciso miglioramento della riproduzione, importante soprattutto per chi guarda o addirittura registra videogiochi. Un passo importante per la società di Mountain View, che si prepara a presentare a giorni un nuovo servizio dedicato di videogame streaming.
Attenzione, però: considerare concorrenti lo streaming live e quello on demand sarebbe un errore. Non solo perché si può sempre voler rivedere quello che si è visto la prima volta in diretta, o che in diretta non si è riusciti a vedere – in effetti, Twitch ha da pochi giorni aggiunto il video on demandi alla sua versione mobile, e YouTube prevede l’introduzione del playback su HTML5 -; ma anche perché la stessa diretta, in tutti questi casi, è in fondo on demand, attivata da una richiesta specifica dell’utente invece che da un flusso eterodiretto. E d’altronde, va ricordato che anche nella “vecchia” TV lineare a scatenare questo flusso era l’accensione del televisore, o la pressione del pulsante corrispondente al canale. Azione sempre possibile, e sempre reversibile , per uno spettatore solo apparentemente passivo, in realtà già da sempre padrone del suo telecomando – e del suo tempo.