In questi giorni, buttando giù un articolo sulla storia di Beppe Grillo, mi è capitato di approfondire qualche informazione sul suo conto. Spulciando le notizie relative al suo sito Internet – tecnicamente un blog, ma senza una vera interazione tra l’autore e i visitatori -, ho saputo qualcosa in più della Casaleggio Associati, la società cui Grillo si è affidato per produrre e gestire il sito stesso. Fu lo stesso Gianroberto Casaleggio (ex amministratore delegato della Webegg del gruppo Olivetti), a far cambiare idea al comico, fino ad allora tecnologicamente scettico, sul mondo di Internet e sulle sue potenzialità.
La visione di Casaleggio a proposito dei media è racchiusa in un video intitolato "Prometeus – the future of media", accessibile dalla home page della società. A prescindere da qualche dettaglio inquietante – come la frase di esordio "Man is God", che mi sembra quanto meno un po’ azzardata; o come il simbolo del triangolo con l’occhio al centro, che appare verso la fine del filmato e sa tanto di Codice Da Vinci -, e dall’atmosfera che ricorda vagamente un romanzo di Orwell o di Huxley, si sostiene una tesi piuttosto comune, che non per questo diventa più convincente. In cosa consisterebbe il new media world? Come molti media guru della nostra epoca, anche Casaleggio sostiene che gli old media spariranno progressivamente, sostituiti – o risucchiati – da Internet. Vittima eccellente sarebbe naturalmente la televisione: non solo nella sua versione tradizionale, quella analogica, ma addirittura in quella riveduta e tecnologicamente corretta del digitale terrestre. Le "prove" addotte per dimostrare l’inesorabile tendenza sono tutte già sentite: la crisi del copyright, liinutile criminalizzazione del peer-to-peer, l‘exploit dell’informazione online, il successo dei blog e di Second Life. Da qui dovrebbe innescarsi un futuribile crescendo che, secondo la spinta immaginazione dei creatori del video, condurrebbe alla fusione di giganti come Google e Microsoft, al commercio delle memorie e al trionfo della vita virtuale.
Tralasciando il giudizio sulle qualità profetiche di Casaleggio, e sulla sottile vena di angoscia che iniettano nello spettatore, mi domando come esperti così attenti all’evoluzione della mediasfera possano ancora vaticinare la scomparsa tout court di mezzi di comunicazione, di cui si vagheggia almeno da due secoli (dapprima relativamente alla stampa, al cinema e alla fotografia, poi alla radio) senza esito alcuno. La storia dei media mostra invece che anche in questo campo possiamo dare ragione Lavoisier: nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. Sebbene ogni nuovo mezzo di comunicazione – prima la TV, poi Internet, poi i cellulari, domani chissà – pretenda di avere le carte in regola per seppellire i suoi predecessori, nessuno di essi ci è mai riuscito, per fortuna: ma ciascuno ha dato la spinta per l’evoluzione di tutti gli altri.
Basterebbe esaminare brevemente le mille vite a cui la TV, già data per spacciata da almeno un decennio, è rinata in concomitanza con l’arrivo di nuove reti di trasmissione e di nuovi device. Non "grazie" alle reti e ai device, attenzione: perché l’unico vero driver per la trasformazione dei media resta l’utente, lo spettatore, il consumatore; lungi dall’esserne schiavo o plagiato, è lui a deciderne le sorti, a utilizzarli o accantonarli, a ridescriverli plasmandoli nelle sue abitudini e nelle sue idiosincrasie. L’uomo non è il risultato di una rivoluzione mediatica che lo rende simile a Dio, ma un animale curioso, pigro e un po’ nevrotico; che non sa rinunciare all’inimitabile odore di un libro stampato, che ama il quarto d’ora serale in ciabatte sul divano davanti al quiz prima del TG, che continua a inviare semplicemente SMS con un telefonino già capace di proiettarlo su Marte, che scambia gli MP3 con gli amici esattamente come faceva due decenni fa con le cassette pirata. Nessun mezzo di comunicazione viene "superato" dalle nuove tecnologie, perché la comunicazione non è solo tecnologia, ma occasione d’uso, passione e relazione che si fondono nello strumento e nella rete, e li piegano ai loro capricci.
(immagini da http://www.storiadimilano.it/citta/milanotecnica/televisione/tv.htm)