Sanremo, 58 e “sentirli” tutti

L’età del Festival di Sanremo – cinquantotto quest’anno – non si vede solo dalla presenza di Pippo Baudo: dal fatto che, accanto a lui, un personaggio come Piero Chiambretti – presenza ormai istituzionale della nostra televisione generalista – possa continuare a definirsi "monello" e "guastatore". E nemmeno dalla scelta dei cantanti: alcuni dei quali sembrano riesumati direttamente da una trasmissione in bianco e nero. E forse nemmeno dall’effetto che l’insieme sortisce persino su alcuni dei partecipanti, come l’assonnato Tricarico.

A decifrare la datazione del Festival valgono invece molto di più i dettagli, che si fanno avvertire come tanti piccoli acciacchi: di quelli che fanno compagnia, tanto da non aver neppure più voglia di tacitarli con un analgesico. Ad esempio, le citazioni: come il fatto che, per scegliere un personaggio cinematografico di riferimento da riciclare in un simil-spot, si debba rispolverare il James Bond di 007 prima maniera. O ancora, la satira politica: che nonostante gli sforzi di Pierino ("ino"!) assomiglia piuttosto a uno sforzo di divulgazione dell’attualità, con tanto di riepilogo degli slogan e dei simboli dei partiti in campagna elettorale, pienamente in linea con la mission del servizio pubblico radiotelevisivo. E infine: l’atmosfera ricreata (sì, perchè in televisione nulla è casuale, e a Sanremo tanto meno) nella casa del "pubblico medio" di Rai Uno, che sembra fatta apposta per non dispiacere a nonni e nonne, con il salotto ornato da un bel tubo catodico tradizionale e la tovaglia gialla che fa bella mostra di sè su un tavolo tutt’altro che minimal.

Lo stesso Chiambretti che insiste a scherzare con gli anni di Pippo Baudo, seguito a ruota dalla valletta bionda di turno, sembra una riedizione televisiva delle battute comuni tra consuoceri, che si rinfacciano rispettivamente il tempo che passa per tutti. Non ci si può davvero meravigliare per i risultati di audience inferiori rispetto allo scorso anno, e in generale alle aspettative. E’ vero che in Italia cinquantotto anni sono nulla, rispetto ai settanta e passa di certuni che restano ancora saldamente in gara. Ma il Festival, a differenza di questi, gli anni sembra proprio cominciare a sentirli tutti.