La TV elettorale è multimediale: e la politica?

Il piccolo schermo, nel pomeriggio elettorale di ieri, sembrava ancora più piccolo; circondato com’era da video LCD, da monitor di telefonini, da maxischermi. Ne abbiamo parlato, durante la diretta dalla SWG di Trieste; abbiamo osservato come – pure durante il collegamento web tra cuffie e webcam, fossimo tutti raccolti di fronte al televisore, ma notando subito che era altrettanto vero l’inverso, e che la televisione – che pure rimane una fonte imprescindibile per l’acquisizione dei dati primari – avrebbe fatto ben poco, a livello di elaborazione e discussione dei dati stessi, senza i nuovi media.

Passando, in serata, negli studi RAI di via Teulada, per parlare ormai dei risultati pressoché acquisiti, ci domandavamo se la stessa cosa non si potesse dire dell’azione degli stessi partiti politici che hanno più guadagnato da questa tornata elettorale. Il riferimento è in particolare alla Lega, che non ha fatto mistero della sua soddisfazione per i risultati ottenuti: sottolineando allo stesso tempo come fossero maturati senza il bisogno ossessivo dell’esposizione mediatica, magari centellinata dalla par condicio, reclamata a gran voce da tutte le altre forze politiche. Ancora oggi, sul Corriere della Sera, Aldo Grasso sottolineava come questa insistenza fosse risultata stucchevole, e, in fondo, pure vana.

A pensarci bene, è vero. Per citare un frutto evidente del parossismo elettorale della TV da regolamenti di vigilanza, Rabellino è andato in televisione molto più di Bossi; eppure il secondo è entrato in Parlamento – eccome se c’è entrato! -, e il primo no. Che sia il caso di ripensare al meccanismo del tempo televisivo livellato, uguale per tutti, con il cronometro? Dal canto loro, i leghisti rivendicano la scelta del contatto diretto con il loro elettorato, nelle piazze e nelle strade. Chissà se tra quelle piazze hanno inclusa anche quella virtuale e multimediale del web 2.0: a detta della SWG, è stato esattamente così.

Il che rende interessante un aspetto sinora poco considerato del cosiddetto voto utile, ma di protesta, bipolare: quello intercettato appunto dalla Lega e dall’Italia dei Valori, che hanno conquistato un posto di tutto rilievo nei rispettivi schieramenti. Per entrambi i movimenti, la presenza su Internet – in forme e modi diversi – ha assunto un’importanza forse persino superiore rispetto a quella che detiene nelle forze politiche maggiori. Come dire: noi siamo piccoli, ma cresceremo. E sarà grazie al web – non certo alla TV. 
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