Sarà vero che, come ha scritto Alberto Contri, la triste vicenda del terremoto abruzzese ha visto Internet e i social network battere la TV sul campo della velocità? Dipende: se si valuta la rapidità con la quale le informazioni sul terremoto sono circolate sui vari media, il piccolo schermo ha dimostrato di non avere nulla da invidiare alla Rete. Per fare un esempio, l'emittente satellitare e digitale terrestre all news della RAI, Rai News 24, è riuscita a dare la notizia della prima scossa a soli due minuti dall'evento, e ha continuato a monitorare capillarmente gli eventi sismici e non da L'Aquila e dintorni per almeno 48 ore successive.
Se invece ad essere preso in considerazione, come fa Contri, non è il servizio informativo tout court, ma la facilitazione delle comunicazioni tra gli sfollati e i loro parenti e amici preoccupati delle loro condizioni, le cose cambiano: ed è giusto riconoscere che, senza i social network, difficilmente gli italiani sarebbero stati al corrente con la giusta tempestività di cosa stava succedendo e dove, o di dove occorreva aiuto con urgenza. Ma tutto ciò non fa che dimostrare l'ovvio: vale a dire, che Internet e la televisione hanno due organizzazioni, due obiettivi, due modalità d'uso differenti; e che le loro coperture dell'evento, più che concorrenziali, sono da considerarsi complementari. Mentre il primo è sceso nei dettagli di tempo e di luogo, spostando i poli della comunicazione dalla massa alla persona, la seconda ha mirato a dare un panorama il più possibile ampio e fedele della situazione generale: il che non giustifica certo la sua demolizione, nemmeno fosse un edificio terremotato.