Unione europea, ma non per la TV

Dal punto di vista dell'audiovisuale, l'Europa non è ancora èunita: e non lo sarà con tutta probabilità ancora per qualche tempo. E' quello che emerge dall'analisi di Bernt Hugenholtz dell’Institute for Information Law (IViR), che nell'ultima pubblicazione Iris Plus, citata oggi da Key4biz, analizza nel dettaglio la direttiva Satellite and Cable (per capirci, quella che ha raccolto i temi relativi alla trasmissione via satellite e cavo "espulsi" dalla direttiva "Televisione senza frontiere" ), con un particolare riguardo per il diritto d'autore e le licenze paneuropee.

Licenze che, a dire il vero, non sembrano destinate a una gran sorte: in qualche caso perché limitate dalla natura stessa del settore trasmissivo, come nel caso del satellite, dove i distributori di film continuano a ragionare in termini di pubblici nazionali; in qualche altro perché destinate a incontrare la diffidenza dei broadcaster, che non mostrano interesse ad investire in contenuti sull'intero territorio dell'Unione e preferiscono limitarsi a singoli territori.

Insomma, le licenze multiterritoriali saranno anche fondamentali per la trasmissione via cavo e satellite, un po' come gli orientamenti unitari sulla politica estera e sulla difesa lo sono per la credibilità internazionale dell'Unione: ma, nell'uno come nell'altro caso, le ragioni nazionali sembrano ancora avere la meglio sulla necessità storica e logica di unità.