Giunto alla sua nuova edizione, il Forum internazionale della TV digitale di Lucca ha mantenuto ancora una volta la sua promessa di luogo d'incontro cruciale per gli operatori del settore TV, ma anche di sede di un dibattito aperto sull'evoluzione del mercato. Evoluzione che procede nel nome dell'innovazione; tanto per quel che concerne le reti di trasmissione – satellite, etere, cavo in rame o in fibra – che gli apparati di ricezione – set-top-box, decoder, devices OTT-, sia nel segno dell'integrazione (ad esempio tra TV e WEB) che in quello del potenziamento verticale della TV (come accade con l'introduzione dell'HD e del 3D). Il tutto esaurientemente rappresentato nel percorso del forum.
Eppure. Siamo certi che tutto questo non si ritorca contro l'innovazione stessa? In uno dei momenti più interessanti della discussione, c'è stato chi (come il fondatore di Sisvel, Roberto Dini) ha posto il problema dell'impatto sul consumatore dell'immissione sul mercato di tecnologie sempre più complesse, sempre più raffinate, sempre più specifiche: e, in quanto tali, sempre più lontane da standard "universali" e durevoli,che mettano gli acquirenti di un qualsiasi apparato televisivo al riparo dal rischio di doversi disfare, dopo pochi mesi, del suo televisore per dotarsi di un altro, abilitato a una nuova serie di funzioni sorte improvvisamente quasi dal nulla.
L'impressione è che il passaggio al digitale terrestre abbia segnato una svolta devisiva, aprendo le porte a un processo di inarrestabile stratificazione dell'innovazione; nel quale, però, gli strati precedenti vengono sepolti senza troppi complimenti, ancora prima che i telespettatori-consumatori che vi si erano insediati si rassegnino ad esserne sfrattati. Qualcosa di simile era accaduto nella telefonia mobile, a partire dall'introduzione della rete di terza generazione – con tutti i nuovi servizi e le capabilities annesse; ma in quel caso si trattava di devices con un tempo medio di sostituzione di diciotto mesi (ancora ridottosi nel frattempo), e con un costo medio di trecento euro (divenuto nel frattempo ancora più economico); non di maxischermi decisamente poco maneggevoli, da qualche migliaio di euro.
Accadrà lo stesso per i televisori? Ci abitueremo a considerare il nostro focolare televisivo come un aggeggio altrettanto transitorio del nostro telefonino? I prezzi degli apparati scenderanno tanto da consentirlo – a tutti? Insomma, siamo di fronte a una "cellularizzazione" della TV? L'alta definizione, la terza dimensione, la connessione ADSL, l'interattività, la navigazione WEB e lo storage (come già fecero gli MMS, la videochiamata, l'email, la navigazione Internet sui telefonini) si sono rapidamente avvicendati tra le promesse sempre più allettanti del "nuovo mondo" televisivo. Resta il problema se coloro ai quali esse si rivolgono siano in effetti pronti ad abbandonare le loro dimore nel "vecchio mondo", specialmente in prospettiva di diventare irreparabilmente nomadi.