New Media (o) New Internet? La crisi dei media secondo il PoliMi

E' un quadro poco consolante, quello che emerge dalla ricerca 2013  dell'Osservatorio New Media & New Internet del Politecnico di Milano, presentata lo scorso 19 marzo. E questo non vale solo per gli Old Media, che secono i dati presentati hanno continuato a perdere terreno in fatto di ricavi almeno dal 2008 in avanti (in media -7%): ma anche per i New Media (comprensivi di tutti i media digitali), che pure sono cresciuti del 6% all'anno. All'interno dei New Media, il Politecnico distingue ulteriormente tra Internet Media e Non-Internet Media (incluse TV digitale terrestre e satellitare): e focalizzandosi sui primi, discrimina ancora tra New Internet – fatto di new TV, social networks, applicazioni, nuovi devices come tablet e smartphone, e nuovi modelli di business – e Old Internet.

New-media

La clamorosa crescita cui fa cenno il titolo del rapporto finale dell'Osservatorio – +90% – si riferisce dunque unicamente a questo "nuovo Internet": come dire, le buone notizie riguardano solo una parte minoritaria dell'ecosistema mediale. Va anzitutto precisato
che le singole componenti del New Internet, esaminate ad una ad una nel
loro trend di crescita degli ultimi 2 anni, sono spesso sovrapponibili
(i ricavi attribuiti alla componente "Applicazioni" sono rubricati in
parte anche sotto quelle "Smartphone" e "Tablet"; i ricavi "Pay online"
si sovrappongono in parte a quelli della componente "Video online", e
così via).  Leggendo nel compresso i dati, si scopre che l'avanzata del
New Internet non è poi così irresistibile, se è vero che è un dispositivo "old" come il PC a detenere il posto d'onore tra quelli oggi posseduti dagli italiani, con una percentuale del 60%. E ancora, il peso delle applicazioni, che pure raddoppiano la loro incidenza sui ricavi dal 2011 al 2012, resta in ogni caso contenuto: nel 2013 potrebbe arrivare al 5%, per raggiungere il 15-20% nel 2017.

Già nel 2017: tra cinque anni il panorama potrebbe essere radicalmente mutato, portando le Smart TV a prevalere su tutti gli altri device connessi, conducendo i dispositivi mobili a ibridarsi ulteriormente tra di loro, inducendo quelli che Russi del Cefriel ha chiamato "cambiamenti di paradigmi"; e ancora, la diffusione di HTML5 potrebbe rendere gli stessi web browser indistinguibili da qualsiasi altra applicazione. Basteranno queste e simili meraviglie tecnologiche a dare impulso alla ripresa, tanto da dilagare nell'ecosistema mediale e contagiarlo? Nel dibattito seguito alla presentazione, i relatori si sono generalmente sottratti alla risposta. Con qualche eccezione: da un lato Mondo, Fabiano  o Salvadori  hanno sottolineato il problema del ritardo creativo, che ha interessato non solo l'advertising, ma la stessa produzione di contenuti; dall'altro, De Chiara ha sostenuto con forza che senza una risposta di sistema, che veda la cooperazione di tutti i principali attori coinvolti,  i media non usciranno dalla propria crisi. Una crisi di sistema, che lasciata a se stessa difficilmente produrrà le auspicate percentuali di crescita a due cifre.