A me gli occhi

La vera risorsa scarsa, ormai lo sappiamo, è l’attenzione: quella che i vari media si contendono disperatamente, cercando di convincere gli utenti a rivolgere ad essi gli occhi intenti a spaziare da uno schermo all’altro. La TV, che lo ha sempre saputo, si è rassegnata nel tempo a rivestire un ruolo di mero accompagnamento della quotidianità (malgrado gli investitori pubblicitari continuino a scommettere insistentemente sulle sue capacità ipnotiche). Un ruolo che, malgrado l’avvento dei companion devices, non è sostanzialmente cambiato: il nuovo rapporto di eMarketer conferma che, nella grande maggioranza dei casi, l’attività di second screening non è funzionale alla trasmissione TV (come nel caso delle pratiche di social tv), ma rappresenta una mera distrazione rispetto alla visione.

Media stacking, insomma, più che media meshing, per usare la terminologia dell’OFCOM: nel quale la sovrapposizione tra schermo televisivo e terminali mobili vede questi ultimi passare inesorabilmente in primo piano.  L’attenzione sembra essere appannaggio preferenziale degli smartphone, stando alla ricerca di YuMe e IPG Media Lab: la quale  suggerisce che, per trovarci ricettivi e attenti, bisogna  distogliere lo sguardo dal contesto del relax domestico – quello delle nostre pigre serate in penombra, illuminati da schermi di svariate grandezze – e rivolgersi invece ai momenti in cui siamo attivi, produttivi, preferibilmente fuori casa. L’atteggiamento giusto per recepire uno spot, dunque, sembrerebbe non essere quello del lean back, ma del lean forward. Ma sarà lo stesso se, invece di recepire uno spot, l’intento fosse semplicemente quello di godersi qualche momento in pace?

La regola non vale, ad esempio, per chi ascolta musica digitale: il quale si trova di fronte a cataloghi sterminati, che contengono più brani di quanti sia mai possibile ascoltarne in un’intera vita. Troppa scelta, ovvero nessuna scelta: gli utenti non vogliono più canzoni a disposizione, vogliono che qualcuno li aiuti a orientarsi nell’ascolto (un po’ come Mr. Probz negli USA). L’approccio lean back qui sembra ancora vincente: ma per il video potrebbe essere lo stesso, se solo smettessimo di puntare all’ipnosi televisiva e ci accontentassimo di lasciarci intrattenere, distraendoci, e perché no, addormentandoci.