Dura vita per gli spettatori della nuova TV, che devono confrontarsi con difficoltà sia tecnologiche che legali. Sul fronte delle prime, i dati che emergono dal report di Conviva mostrano utenti delusi che dopo 4 minuti di visione abbandonano lo streaming per via della scarsa qualità della trasmissione. Le stesse Meerkat e Periscope, le app di social streaming recentemente comparse sulla scena potrebbero soffrire di analoghe difficoltà: secondo alcuni, oltre a esaurire rapidamente i bundle di GB oggi previsti per gli abbonamenti mobili, sarebbero fortemente limitate da velocità di trasmissione dati ancora inadeguate. Per quanto riguarda i temi legali, gli ultimi nati tra i servizi di streaming video come Sling TV di Dish Networks e Playstation Vue di Sony, devono già fare i conti con gli oscuramenti di programmi per i quali verosimilmente non possiedono i diritti: vecchio scoglio contro cui si sono tradizionalmente infranti gli storici tentativi di convergenza tra TV e Rete.
Ragioni come queste potrebbero essere alla base della diffusione ancora limitata della cosiddetta TV Everywhere, che stando all’U.S. Digital Video 2014 Inaugural Report di Adobe coinvolge ad oggi solo 12,5% degli abbonati pay-TV, ben lontano dalle aspettative dei protagonisti della industry.
Ma come stanno le cose nel nostro paese? Più che la TV Everywhere, è la TV – con le sue appendici social – a conservare saldamente il suo primato, almeno per quanto riguarda la visione di film e telegiornali: secondo la ricerca Digital Landscape and The Impact of TV Everywhere, condotta da Nielsen, gli italiani cinespettatori in TV sono l’84% , rispetto a una media europea dell’81%, mentre l’81% dei nostri connazionali segue i notiziari televisivi, contro l’80% del resto del continente.
Soprattutto, il 39% degli italiani afferma di partecipare al dibattito sulle trasmissioni attraverso i social network, mentre il 47% si dedica ad altre attività in Rete – e il 26% in particolare contatta altre persone – mentre guarda la televisione. L’impressione, insomma, è che alla “vecchia” TV non serva travestirsi da nuova, magari piegando forzosamente i propri contenuti, formati e tempi ai nuovi dispositivi (non a caso, nella ricerca Nielsen gli schermi di pc, tablet e smartphone sono utilizzati soprattutto per ricercare informazioni e leggere notizie, oltre che per gestire i rapporto personali); e che la TV davvero nuova, per un po’, si farà ancora attendere.