Il prossimo lancio del canale digitale terrestre in chiaro di Sky arriva in un contesto quanto meno fluido – per usare un eufemismo. Lo switch off della televisione analogica nel Lazio ha gettato la regione, e in particolare la Capitale, nel panico, generando non poche proteste (forse in numero superiore agli effettivi problemi, visto che di banale risintonizzazione dei decoder si trattava). D'altro canto, l'annuncio che il bouquet dei canali DTT di Mediaset si arricchirà presto di nuove offerte pay, formulate secondo un nuovo modello – non più pay-per-view, ma video-on-demand vincolato a un nuovo device, un apposito decoder in vendita a 139 euro – suona come una risposta, nemmeno tanto velata, all'introduzione da parte di Sky della Digital Key, la chiavetta in grado di aggiungere alla ricezione del segnale digitale satellitare quello terrestre, dedicata agli abbonati della parabola che non si fossero rasesgnati alla scomparsa dei canali generalisti dal bouquet di Murdoch.
Con la nascita di "Cielo", l'invasione di campo reciproca tra Biscione e Squalo abbandona per un attimo la tecnologia e si allarga ai contenuti, in un solco già tracciato con la nascita di canali come Boing, Iris e Rai4, e da tempo indicato da rapporti come quello di ITMedia Consulting (presentato lo scorso 16 novembre) come il terreno più fertile per l'effettivo sviluppo della TV digitale. La mossa di Sky aggiungerà un pizzico di pepe alla nuova ricetta della televisione DTT free, attirando nuovi spettatori e rinforzando il messaggio già lanciato in passato con il reclutamento di star come Fiorello su SkyUno. Resta tuttavia aperta un'incognita: se è vero che il rafforzamento del modello pay rappresenta una risposta alla costante erosione dei ricavi pubblicitari, non sarà mica che i nuovi canali fre, nonostante l'iniziale appeal, finiranno per fare da ripostiglio dei contenuti meno pregiati – come già i loro precedecessori generalisti? C'è da sperare, insomma che anche questo Cielo non finisca chiuso in una stanza.