Dall’Europa all’Italia e ritorno: è il percorso che tra questo e il prossimo mese compie il dibattito sui contenuti televisivi e la distribuzione online, che continua a catalizzare le attenzioni di operatori, ricercatori e autorità.
Per cominciare con la European Broadcasting Union, l’associazione che riunisce i principali operatori televisivi pubblici del continente europeo, che prosegue nella promozione dell’informazione sulle modalità e le strategie di distribuzione in Internet dei contenuti TV.
Dopo il seminario di settembre, che aveva preso in esame le possibilità di impiego del software Open Source nel campo audiovisuale, e dopo il meeting con i rappresentanti di Google-YouTube, ecco il nuovo seminario di Ginevra,(comp che si conclude oggi, dedicato a "Media Distribution over Open Internet".
Non solo IPTV, insomma: l’EBU si interroga, e invita i suoi membri a interrogarsi, sulle opportunità (e sui rischi) di distribuire le proprie trasmissioni attraverso la Rete in modalità "aperta", per la quale il caso BBC continua a fare scuola.
Se il seminario EBU destinerà una parte importante della discussione al tema degli standard (compreso il DVB) e dei servizi per supportare la distribuzione stessa, tutto concentrato sul tema dei contenuti è invece un evento italiano, organizzato dall’ISIMM di Enrico Manca il prossimo 3 aprile. L’incontro, intitolato "Interoperabilità, diritti, pirateria", è pensato come una riflessione sulla consultazione della Commissione Europea sul tema "Creative content online in the single market" (qui il testo in italiano).
Lo scopo è mettere a confronto esperti e studiosi con i player del settore della produzione dei contenuti sulle difficoltà di circolazione e diffusione che ancora oggi i contenuti incontrano sul Web, e che rappresenta una parte non ininfluente nelle motivazioni per la loro tuttora scarsa disponibilità. Un problema, beninteso, che riguarda principalmente i contenuti "branded": i quali, vale la pena di ricordarlo, non rappresentano la totalità dei contenuti creativi digitali – e forse neppure la parte migliore.