La RAI, una TV da terza età?

In questi giorni il Consiglio di Amministrazione RAI esaminerà il Piano Editoriale presentato dal direttore generale Cappon lo scorso 30 ottobre, per procedere all’approvazione. Dalle indiscrezioni trapelate finora, sembra che il Piano si ponga l’obiettivo di una rottura radicale non solo con il passato, ma soprattutto con il presente dell’azienda radiotelevisiva di Stato: con l’intento di differenziare nettamente l’identità della TV pubblica da quella commerciale, rimette in discussione i blocchi di palinsesto consolidati, proclama il ritorno alla scrittura d’autore e promette la reintroduzione della cultura come componente forte della programmazione.

L’iniziativa di rinnovamento nasce soprattutto dalle considerazioni svolte nel Piano a proposito della composizione del pubblico RAI, la cui età media è in costante aumento: un segnale pericoloso per l’appetibilità da parte degli investitori pubblicitari. I telespettatori più giovani e con maggiore disponibilità di spesa abbandonano la televisione generalista, e in particolare quella pubblica, per dedicarsi al satellite, dove trovano  contenuti inediti, varietà di scelta, flessibilità di programmazione e la possibilità di costruire un palinsesto praticamente su misura. Eppure, se così stanno le cose, davvero sarà la messa al bando dei reality o l’inserimento in palinsesto di concerti e opere teatrali a riguadagnare questo pubblico alla RAI?  Nutro qualche dubbio.