La televisione P2P e il falso problema del controllo sul contenuto

Che dal freddo non arrivino solo le spie, ma anche innovazioni di tutto rispetto, è risaputo. Stavolta si tratta di una maniera di fare televisione quanto meno insolita: che alla qualità dei contenuti unisce una modalità di distribuzione tradizionalmente estranea alla natura del broadcasting. In effetti, non di broadcasting si tratta, ma di peer-to-peer: un operatore televisivo norvegese ha diramato i primi dati sui risultati dell’esperimento di distribuzione di contenuti DRM-free attraverso BitTorrent. L’operatore in questione è la NRK, che parla qui per bocca di Eirik Solheim, mentre il contenuto era la serie Nordkalotten 365, piuttosto popolare da quelle parti. E’ stato un successo: considerando che la popolazione norvegese non raggiunge i cinque milioni di abitanti, e che un milione di questi aveva visionato la serie trasmessa in TV, i 90.000 che hanno scaricato i files sono davvero un numero considerevole.

Tra le varie questioni che la notizia schiude (tra cui le reazioni dei produttori, la tenuta del modello di business e la scelta dello standard – o del non-standard), ce n’è una particolarmente interessante – o inquietante, a seconda dei punti di vista. L’esperimento di NRK ufficializza anche "di diritto" la perdita di controllo da parte delle TV sui contenuti, che nei fatti era già stata sancita dalla condivisione online o P2P "ufficiosa".  In realtà, anche per la TV funziona un po’ come per le opere letterarie, i cui autori – stando al filone critico che in qualche misura si richiama a Roland Barthes e più ancora a Maurice Blanchot – rinunciano al possesso su di esse nel momento stesso in cui le pubblicano. Solheim ribadisce in effetti che quello del controllo sul contenuto è un falso problema: "we gave up control of our content the day we started broadcasting".

Forse il punto è tutto qui; quando si tratta di opere della mente, i concetti stessi di proprietà e condivisione andrebbero ridefiniti, a prescindere che vi siano di mezzo le nuove tecnologie: le quali, come quasi sempre fanno, non fanno che fungere da lente d’ingrandimento, portando alla luce con maggiore evidenza una contraddizione già palese a chi osservi con attenzione.