Mi ha fatto una certa impressione la chiusura della "TV delle libertà" voluta da Michela Vittoria Brambilla, dopo appena un anno di trasmissioni. E non solo perché conosco e stimo Cristina Missiroli, responsabile Internet e capo della redazione di 13 giornalisti oggi disoccupati, alla quale va tutta la mia solidarietà (nel suo blog, Cristina ha espresso con chiarezza e pacatezza le sue perplessità sulle ragioni della chiusura). Ma ancora di più per la concomitanza della notizia con l’altra di segno uguale e contrario, della prossima inaugurazione di un’ormai nota TV del Partito Democratico, che aprirà ufficialmente i battenti il prossimo 14 ottobre.
Quando nacque la TV della Libertà, organo del movimento dei Circoli, Forza Italia era all’opposizione; il PdL (che deve almeno in parte il suo stesso battesimo proprio alle idee onomastiche della Brambilla) non esisteva ancora, e il centrodestra – pure unito nella consapevolezza della crisi irreversibile del governo Prodi – era ben lontano dalla fisionomia dell’odierna compagine governativa. Eppure, la TV c’era già (e stando ai rimpianti dei suoi fondatori, non funzionava affatto male). Oggi, che il PD sembra allo sbando, lo stesso leader sembra in discussione e la risalita appare lunga e faticosa, c’è sempre e ancora la TV. Ripensando a tutto questo, mi domando: non è che anche la televisione cova in fondo un’anima antistituzionale, che ognuno sospetta e scova negli altri mass media e mai in lei? Non è che, in fondo, una TV che funziona non può stare che all’opposizione?