Lo so, non c'entra niente con la TV e con i media: ma con l'innovazione sì, specialmente se innovare vuol dire proporre nuove idee dove da troppo tempo impera un pensiero unico. Proprio come accade nel territorio delle politiche di conciliazione – vale a dire, delle soluzioni al problema, soprattutto femminile, di far stare insieme famiglia e lavoro.
Essendoci entrata a pié pari, e avendo da subito traballato, ho pensato di mettermi all'opera: ho fatto qualche ricerca, ho sentito qualche opinione, mi sono fatta venire qualche idea. Ecco perché l'opuscolo, appena pubblicato da Rubbettino: che a dispetto del titolo non se la prende (solo) con gli asili nido, ma con l'opinione diffusa che si tratti dell'unica soluzione possibile per permettere alle donne di fare figli e tornare da subito lavorare.
E se invece le donne non volessero tornare? E se stare otto ore chiusi in ufficio non fosse l'unico modo per lavorare? E se guardassimo a quello che accade in Europa? E se le nuove tecnologie, gli strumenti di flessibilità, un welfare più attento alla prima età e meno alla terza ci dessero una mano?
E se insomma esistessero alternative che non solo permettano a mamme e bimbi di essere più felici, ma facciano sì che il nostro fantozziano paese diventi più ecologico, più avanzato, più innovativo? Io me lo sono chiesta, e ho voluto farlo sapere: perché a volte porre la domanda giusta è più importante persino che dare la giusta risposta.