Si fa presto, a dire "guardiamo la TV". Secondo il nuovo report dell'istituto di ricerca IMS, intitolato "Market opportunities for Internet Video to the TV", la vendita degli apparati abilitati per servizi video Web nel 2010 crescerà del 78% rispetto al 2009. La categoria di devices più interessata dalla crescita sarà quella dei players Blu-ray, sempre più appealing – è stata appena rilasciata la versione 3D -, sempre meno costosi, e sopratutto – rimarca Rebecca Kuriak, autrice del report – dotati di connettività IP per accedere immediatamente a librerie VOD come quella di Amazon.
Ma gli apparati Blu-ray – dei quali, sempre secondo la Kuriak, nel 2011a livello globale saranno venduti qualcosa come 28 milioni – non sono gli unici ad aver rivoluzionato, e promettere di farlo sempre più, il nostro modo di essere telespettatori: se il report ci ha avrà visto giusto, tra cinque anni gli apparati
domestici in grado di mostrare Internet sulla TV saranno 473 milioni. L'impressione è che tra le consolles, i media center, i set-top box DTT con annessa connessione IP e i TV set connessi, si farà sempre più fatica a "guardare", semplicemente, la TV, o anche solo a capirci quando useremo questa espressione.
Con tutta probabilità, anzi, la mia sarà l'ultima generazione a pensare di poter chiamare in questo modo una serie di attività sempre più variegate, accomunate a malapena dalla presenza del filtro di un display tra chi produce e chi fruisce. La domanda è se avrà ancora senso, allora (come qualcuno sembra ancora voler fare oggi), continuare a considerare – sia pure latamente – "parenti" questi mezzi di comunciazione, caratterizzati non solo da diversi devices e contenuti, ma da diversi stili d'uso, o se invece non dovremo , definitivamente, prendere atto dello "scatto" evolutivo nell'ecosistema mediatico, che da una sola specie progenitrice avrà dato vita a molteplici discendenti, ormai lontani l'uno dall'altro.