2012, un anno in “format”

L'apertura del CES, il Consumer Electronic Show di Las Vegas, è ormai imminente: ma, come qualcuno tra i commentatori più avveduti ha già fatto notare, senza una svolta nell'offerta dei contenuti difficilmente le straordinarie novità tecnologiche potranno affermarsi.  Sebbene dalle nostre parti certi tecnoentusiasmi continuino a fare il paio con le spallucce alzate al solo ascoltare la parola "format", dunque, vale la pena di esaminare cosa sia successo nel 2011 nell''industria editoriale televisiva, e quali siano le prospettive per il 2012.

Stando a quanto riporta il magazine World Screen, più che una pioggia di fulminanti novità, l'anno appena trascorso ha visto il consolidamento di proposte già esistenti e la loro diffusione a livello internazionale, soprattutto per quanto riguarda l'Asia. La circolazione di format attraverso confini e oceani ha prodotto risultati interessanti: oltre a X Factor, arrivato negli USA quest'anno e già prenotato per una seconda stagione, sono approdati sugli schermi americani i format della israeliana Armoza  The Frame e Who’s Still Standing?, e  Betty White’s Off Their RockersYou Deserve It  della Seven One. Incredibilmente, sopravvivono anche format "storici" come Survivor (con le edizioni 25 e 26 già previste), The Amazing Race, ma anche  Fear Factor, che dopo qualche anno di programmazione aveva osservato una pausa di riflessione.

La più grande innovazione riguarda forse l'ennesimo prodotto di quel geniaccio di John De Mol. Mentre la sua prima creatura, la Endemol, lasciata a se stessa guarda incerta al futuro – questo appena iniziato sarà l'anno decisivo per capire che sorti avrà, e se l'offerta di Time Warner verrà riconsiderata -, lui va avanti imperterrito con la sua società "Talpa Media", che ha sbancato l'audience USA con il format  The Voice, presto anche sugli schermi U.K. Nonché sui nostri: lo show è previsto per la primavera su Rai Due, in competizione con altri  format come X Factor. Riuscirà la versione italiana a scavarsi una via all'interesse del pubblico, sfidando la saturazione degli ascolti (che hanno determinato ad esempio una debacle come quella del Grande Fratello)? E quanta parte avrà la crossmedialità, il coraggio di considerarlo finalmente un prodotto comunicativo complessivo (e non uno spettacolo TV con "attaccati" i casting online o i commenti sui social network) nel decidere la sua sorte?